Lotta Europea

Lotta Europea

venerdì 31 dicembre 2010

Premessa: l'estradizione di Cesare Battisti, dibattuta in questi giorni, non ci interessa. Non siamo giustizialisti assetati di vendetta. Non ci vogliamo accodare a chi cerca di riaprire vecchie ferite e rimestare i fatti di una stagione chiusa. Non siamo alla ricerca di buoni e cattivi. Non crediamo a chi, in questi giorni, cerca paragoni inesistenti con gli anni settanta e il terrorismo, rosso o nero. E' una pagina chiusa. E non vorremmo che qualcuno ne approfitasse per riaprirla.

Però...

In tutta questa storia c'è un dettaglio che lega il presidente brasiliano Lula, l'ex militante dei PAC Cesare Battisti e l'AD del gruppo FIAT Sergio Marchionne. Un dettaglio che rischia di passare inosservato, ma che forse merita qualche attenzione in più.
Lula sostiene di avere preso la sua decisione, contraria all'estradizione, da mesi, am di averla comunicata solo ora. Perché, questo ritardo? Perché di mezzo c'era una campagna elettorale da portare avanti, con la maggioranza degli elettori favorevoli all'estradizione di Battisi, considerato dai più un semplice e volgare "rapinatore".
Ma ancora di più perché di mezzo c'erano affari da concludere con la FIAT di Marchionne e la trattativa con il partner italiano rischiava di saltare insieme alle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Per la precisione c'era un impianto produttivo da inaugurare: un investimento da 1770 milioni di dollari (!!!) per produrre 200mila automobili a partire dal 2014.
Ed è per lo stesso motivo che Lula si è detto sicuro che l'Italia non reagirà alla mancata estradizione di Battisti
Read More

0 commenti:

giovedì 30 dicembre 2010

A seguito dell'ultima condanna per furto ultramiliardario e riciclaggio, Mikhail Khodorkovsky, ex magnate de petrolio, sconterà un totale di 14 anni di prigione, di cui 7 già scontati dal momento del suo arresto (ottobre 2003).
Ma chi è quest'uomo? Un martire della libertà e della democrazia, come lo dipingono i media occidentali, oppure un ladro e nemico della nazione, secondo l'accusa del governo Putin?
Di origine ebrea, egli ha ha cominciato la sua brillante carriera nel 1990, fondando una banca (la Menatep Banking Group) con la quale, alla caduta dell'URSS ha potuto approfittare delle privatizzazioni messe in atto dal governo di Mosca, acquistando il patrimonio industriale e minerario della nazione, oramai in svendita. L'affare maggiore lo ha concluso nel 1995, comprando il colosso petrolifero Yukos (oggi Gazprom) per la modica cifra di 350 milioni di dollari, a fronte di un valore reale di 15 miliardi di dollari (questa la sua quotazione in borsa): 42 volte di più.
Eppure anche 350 milioni di dollari non sono pochi: chi glieli aveva dati? I Rothschild di Londra. E proprio a uno di loro, Jacob, passò il pacchetto azionario della Yukos in possesso di Khodorkovski, al momento dell'arresto di quest'ultimo: secondo un accordo tra i due, in caso di guai le azioni di Mikhail sarebbero diventate di Jacob, così che Mosca non avrebbe potuto sequestrarle.
Salito al potere, Vladimir Putin ha (ri)nazionalizzato la Yukos restituendola al Paese: oggi è la Gazprom.
Non solo. Nel 2000, quando Putin fu eletto presidente, la Russia aveva un debito di 16,6 miliardi di dollari con il Fondo Monetario Internazionale e di 36 miliardi con il Club dei Creditori di Parigi e Londra, i banchieri privati prestatori agli Stati, egemonizzato, ancora una volta, dai Rohtschild. Il rincaro dei prezzi petroliferi ha consentito a Putin di dirigere una parte dei profitti di Gazprom per estinguere anticipatamente i debiti nazionali (operazione completata nel 2006).
Ha fatto perdere loro soldi. Ha fatto perdere loro la Yukos. Ha fatto perdere il loro uomo. Ecco perché i Rotschild odiano Putin. Ecco perché i media occidentali piangono sul destino di Khodorkovski.
Read More

0 commenti:

sabato 11 dicembre 2010

Nel 1989 cadeva il muro di Berlino, nel 1990 si riunificavano le due Germanie, nel 1991 si smembrava l'Impero sovietico, si scioglieva il Patto di Varsavia e prendeva avvio la Guerra dei Balcani, causa prima della sparizione della Jugoslavia dagli atlanti. Da allora l'Europa si è ritrovata, ma non si è unita.
La plutocrazia mondiale ha tracciato un solco incolmabile tra Occidente e Oriente, tra Noi e Loro. Ma è un imbroglio.
L'Europa non è un semplice continente, come l'Africa o l'Oceania. L'Europa non è né al di qua, né al di là degli Urali. Geograficamente l'Europa non esiste. E' indistinguibile dall'Asia, di cui altro non è che un subcontinente, meno evidente di quanto sia, nella sua specificità, quello indiano. Essa è solo un promontorio di un'immensa massa geografica.
Eppure l'Europa esiste. Da sempre. O almeno da quando Zeus, sulle spiagge della Fenicia, si trasformò in toro per rapire la figlia del re locale, Europa appunto. Esiste perché ha dei caratteri originari, una sua identità. E' opera degli uomini, non un dono di natura.
Priva di un reale territorio, marcato geograficamente, almeno ad Oriente, essa deve arrivare là dove riesce a difendersi, dove la sua sicurezza e la sua autosufficienza siano assicurate. Deve superare e cancellare i confini imposti Oltreoceano. Superare divisioni e diffidenze che ancora persistono. Da Roma a Bisanzio a Mosca.
Deve farlo se vuole essere, dall'Atlantico al Pacifico, altro che non il "capo d'Asia".
Read More

0 commenti:

mercoledì 1 dicembre 2010

L'Italia possiede 207 carceri capaci di ospitare circa 42mila detenuti: nella realtà dei fatti questi sono invece 68.795. Ovvero circa 30 mila persone in più. Di questi, 25.364 sono stranieri.
Ma il dato che più colpisce e più dovrebbe fare scandalo in uno stato che si definisce democratico è un altro: quasi la metà dei detenuti nelle patrie galere sono imputati.Ovvero persone sottoposte a misura cautelare e non ancora condannati in via definitiva. Ovvero, a rigor di legge (e di logica) INNOCENTI! 29.986 persone (di questo si tratta, semplicemente di persone) di cui 15mila ancora in attesa del primo giudizio.
Intanto in carcere si continua a morire, di suicidio o, più banalmente, di febbre (è il caso, recente, di Antonio Alibrandi, detenuto a Rebibbia, portato in ospedale solo dopo 10 giorni di febbre a 40°, lontano dai familiari). Si continua ad abitare 23 ore al giorno 10 metri sotto al livello del mare, in una cella senza finestre, con un bagno il cui soffitto è stato realizzato dai carcerati con sacchi neri della spazzatura sostenuti da manici di scopa (a Favignana). Si continua a spendere più di 1 miliardo di euro per un'indagine su Vittorio Emanuele di Savoia (oltretutto assolto) che possa fare pubblicità al PM di turno (in questo caso il celebre, per l'appunto, Woodcock). Si continua a realizzare nuovi posti-letto nelle carceri (2mila contro i 30mila necessari) e a lasciarli inutilizzati per mancanza di personale.
Si continua a ripetere (Alfano, ministro della Giustizia): “Abbiamo seminato bene e continueremo a farlo”.
Complimenti.
Read More

1 commenti:

© 2014 Lotta Europea | Distributed By My Blogger Themes | Designed By Bloggertheme9