Lotta Europea

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mercoledì 29 giugno 2011

Strano modo di amministrare la giustizia quello dei tribunali internazionali con sede a L'Aia (la Corte Permanente di Arbitrato, la Corte Internazionale di Giustizia, la Corte Penale Internazionale, e idue tribunali speciali per l'ex-Jugoslavia e per il Rwanda). Una giustizia a senso unico che dimostra bene il loro ruolo nel sistema di governo mondialista: colpire i nemici di questo sistema (ultimo arrivato a far compagnia dei vari Milosevic e Saddam Hussein, Gheddafi, per il quale è stato recentemente spiccato un mandato di cattura) e coprire le proprie malefatte.
Scorriamo alcune delle sentenze più significative.
Il Tribunale Penale Internazionale per l’ex – Jugoslavia, istituito dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU per giudicare i fatti di sangue avvenuti in Croazia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Macedonia, ha portato a processo 161 imputati, quasi esclusivamente personalità politiche e militari serbe (Milošević, Karadžić, Arkan e Mladić, recentemente arrestato) e un esiguo numero di bosniaci. Fra questi ultimi, Naser Orić comandante dell'esercito bosniaco a Srebrenica, accusato del massacro di 3000 civili serbi: assolto. Difficile non riconoscere questa disparità di trattamento, volta ad attribuire, contro ogni verità storica, il ruolo di carnefice esclusivamente all'etnia serba: come ha gridato dalo banco degli imputati Vojislav Šešelj, leader del Partito Radicale Serbo, "Il Tribunale dell'Aja somiglia molto di più all'Inquisizione,che a un organo di diritto internazionale".
Assolti anche il governo e l'esercito israeliani, accusati, insieme ad Hamas, di crimini di guerra e crimini contro l'umanità per l'operazione Piombo Fuso del 2008: Richard Joseph Goldstone, autore del rapporto accusatorio contro Gerusalemme ha ritrattato le proprie posizioni e ritirato l'accusa in quanto "l’esercito israeliano ha indagato su alcuni incidenti indicando che i civili non furono colpiti per scelta". Naturalmente resta l'imputazione nei confronti di Hamas "i cui missili", guarda caso, "vennero volutamente lanciati contro obiettivi civili".
E' evidente come non si tratti di organisimi indipendenti e imparziali ma di strumenti politici tesi a giustificare le politiche internazionali occidentali nei Balcani come in Iraq, in Palestina come nei nuovi scenari nordafricani.
“Un processo tenuto dai vincitori a carico dei vinti non può essere imparziale perché in esso prevale il bisogno di vendetta” fu il commento di Kennedy sul processo di Norimberga del 1945, che condannò le più alte gerarchie tedesche, passando sotto silenzio i bombardamenti atomici, le devastazione di città compiute tramite l’uso del fosforo dagli statunitensi, i campi di concentramento angloamericani e i vari eccidi perpetrati dall’Armata Rossa. Da allora, cosa è cambiato?
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lunedì 27 giugno 2011



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domenica 19 giugno 2011

Esattamente 1560 anni fa, il 20 giugno del 451, il magister militum Ezio, alla testa di truppe composte prevalentemente da Alani, Franchi, Sassoni, Burgundi e Bagaudi, e affiancato dai Visigoti di re Teodorico, fermava l'avanzata di Attila e dei suoi Unni ai Campi Catalaunici, in Gallia.
In questo scontro, per la prima volta, le popolazioni e le culture che forgeranno l'Europa alto-medievale combatterono insieme per difendere l'Impero dall'invasione di una gente totalmente estranea. E non è un caso che la battaglia decisiva si svolse in Gallia, destinata, nel giro di pochi secoli a diventare il centro del regno franco e del Sacro Romano Impero di Carlo Magno.
Come mille anni anni prima le poleis greche avevano superato le proprie differenze politiche per far fronte alla spinta dell'impero persiano, prendendo coscienza, in questa lotta, della propria unità ed identità culturale, così ora genti latine e genti germaniche univano i propri sforzi a salvaguardia della pax romana che le varie tribù barbare avevano potuto conoscere foederandosi con Roma.
Così sarà a Poitiers nel 732, quando l'Occidente cristiano (Franchi, Borgognoni, Alemanni, Bavari, cavalieri Visigooti e volontari Sassoni) fermò l'avanzata islamica dall'Andalusia verso Tours e la sua venerata chiesa di San Martino: è proprio in occasione di questa battaglia che per la prima volta fu usato l'aggettivo Europei per definire collettivamente l'esercito che fermò gli arabi.
Così sarà ancora al tempo delle crociate quando la più alta aristocrazia europea rispose coralmente agli appelli del Papa e alle richieste di soccorso dell'imperatore di Bisanzio, la seconda Roma, per liberare la Terra santa e l'Asia Minore dai Turchi Selgiuchidi. Ancora contro i Turchi il miglior sangue d'Europa sarà versato a Lepanto e a Vienna.
E nel 1945, volontari di tutta Europa, inquadrati secondo la loro origine, difenderanno Berlino e l'Europa dall'occupazione americana e da quella sovietica nell'ultimo capitolo di quella guerra civile europea cominciata nelle trincee della Prima Guerra Mondiale.
Oggi come ieri è tempo che dappertutto in Europa nascano e crescano combattenti politici che, a fianco dei propri fratelli di lotta, "al giorno del conto finale salveranno quel che rimane. Essi sono quelli che un giorno, quando Dio ci aiuta e ci ispira, ci potranno portare alla salvezza!"
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sabato 11 giugno 2011

"Li denuncio, mi sanguina il naso": è quanto minacciato dall'on. Mario Borghezio dopo essere stato fermato, condotto in caserma e, a quanto pare, picchiato dalla Polizia Svizzera per aver tentato l'ingresso alla Suvretta House di Saint Moritz, dove, in questi giorni, si sta riunendo il Gruppo Bilderberg. Ingenuamente, il leghista pensava che il tesserino da eurodeputato, esibito alla reception, bastasse a garantirgli l'immunità e l'accesso alla riunione, alla quale senza invito non è possibile partecipare. Si sbagliava di grosso.
Il Gruppo Bildeberg altro non è che il club più esclusivo e riservato del mondo, che si riunisce a porte chiuse una volta l'anno in un albergo di lusso in giro per l'Europa (una volta ogni quattro anni negli States o in Canada). Gli inviti sono quanto mai ristretti: circa un centinaio tra le maggiori personalità della finanza e dellla politica mondiali, chiamati a discutere, a porte chiuse, i temi più scottanti dell'agenda politico-economica. E a mettere in pratica quanto stabilito, una volta rientrati in patria. Naturalmente senza che nulla dei verbali di riunione possa superare le mura dei luoghi di convegno. Come ha potuto sperimentare Borghezio sulla propria pelle, quella del Bildeberg è "una riunione molto importante, chiamata a prendere decisioni rilevanti senza alcun controllo popolare. E' evidente che il club di Bildeberg è una società segreta, [...] di cui meno si sa e meglio è".
Scorrendo i nomi dei partecipanti alla riunione di questi giorni, compaiono i nomi degli italiani Franco Bernabè (Telecom Italia), John Elkann (FIAT), Mario Monti (presidente dell'Università Bocconi e già commissario europeo), Paolo Scaroni (ENI) e, last but not least, il ministro Giulio Tremonti. Negli anni passati hanno partecipato, tra gli altri, i vari Agnelli (Giovanni e Umberto), Emma Bonino, Marco Tronchetti Provera, Alessandro Profumo, Romano Prodi, Corrado Passera, Tommaso Padoa Schioppa e tanti, tanti altri.

E c'è ancora chi crede che il potere appartenga al popolo sovrano...
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lunedì 6 giugno 2011

Quando è nata l'Europa? Quando ha assunto caratteristiche culturali, morali, filosofiche e politiche sue proprie, distinte dalle altre parti del mondo?

E' in Grecia, tra V e IV sec. a.C., che, nello scontro con la potenza Persiana, si forma per la prima volta il senso e la coscienza dell'Europa, identificata con la libertà delle poleis elleniche opposta al dispotismo asiatico, con la libertà del cittadino opposta all'assoggettamento del suddito.

Secondo Eschilo, Atene è difesa da un "vallo di cittadini" che combattono per la propria patria, mentre i Persiani combattono per "assoluti signori": e la forza straripatente degli eserciti di Serse si frantumerà contro il muro dei cittadini greci.

Ancora più chiara la concezione di Erodoto: gli Spartani sono gli uomini più valorosi, "perché sono liberi, ma non del tutto. C'è un padrone su di loro: la Legge, che essi temono molto più ancora che i tuoi non temano te. Ed è certo che eseguono il comando, il quale è sempre lo stesso: divieto di sfuggire a qualsiasi numero di uomini in battaglia, e ordine di rimanere al proprio posto per vincere o morire".

Gli Europei sono, secondo la definizione di Ippocrate, "autonomi": essi, cioè, si reggono secondo le leggi (nomoi) e sono padroni di sé, ragion per cui, militarmente, sono migliori combattenti perché non combattono per un padrone ma per sé, la propria famiglia e la propria città.

Ancora, la stessa idea compare in Aristotele, secondo il quale, i Greci vivono continuamente in libertà, a differenza degli Asiatici che vivono "in sudditanza e in servitù".

Altro popolo estraneo culturalmente all'Ellade è quello scitico: "non ha costruito né mura né città, trasporta con sé la propria casa ed è tutta costituita di arcieri a cavallo. Vive non dell'aratura ma del bestiame, ed ha le sue case su carri". Una popolazione nomade, che non conosce la città, vale a dire l'elemento che caratterizza propriamente i Greci.

Riprendendo le parole di Aristotele, la stirpe europea "essendo coraggiosa e intelligente, vive continuamente in libertà, con governi possibilmente perfetti, con la capacità di dominare su tutti, qualora fosse riunita in un solo stato".
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