Lotta Europea

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sabato 25 maggio 2013

E' tutto pronto per la conferenza di pace che entro quindici giorni si terrà a Ginevra e che vedrà intorno al tavolo i rappresentanti del legittimo governo di Damasco e dei ribelli oltre che di U.S.A. e Russia. Quello che si prevede, nonostante le intenzioni e le belle parole è un ennesimo nulla di fatto: le parti sono ben lungi da raggiungere un accordo su tutti i punti all'ordine del giorno. Primo fra tutti e fondamentale scoglio alle trattative: il futuro di Bashar el Assad. Mentre il presidente intende rimanere al potere fino alle elezioni presidenziali del 2014, l'opposizione chiede che lasci la capitale entro 20 giorni, con 500 persone a sua scelta, ma senza alcuna garanzia di immunità legale contro eventuali processi. In attesa di Ginevra intanto i ribelli, non soddisfatti dell'appoggio statunitense, ancora limitato ai vettovagliamenti, è andata in Turchia a battere cassa ad una delegazione dell'Arabia Saudita che, insieme al Qatar, è ancora il maggior sponsor della rivolta. Nel frattempo la giornalista russa Anastasia Popova, di ritorno dalla Siria, ci riporta alla realtà, ribaltando la versione ufficiale degli attacchi chimici ad Aleppo: accusando la Reuters e Al Jazeera di raccontare menzogne sulla guerra in Siria, la giornalista, dopo aver raccontato di esecuzioni sommarie, stupri di gruppo e torture di vario genere perpetrate dai ribelli nei confronti della popolazione civile, la giornalista ha dimostrato, testimonianze alla mano, che le armi chimiche sono state utilizzate dagli oppositori del FSA/Nusra. Una rivelazione che fa cadere come un castello di carte il teorema costruito da Obama nel corso del tempo per giustificare il proprio intervento. Nihil sub sole novum.
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lunedì 6 maggio 2013

Mentre Obama continua di volta in volta ad allontanare la red line dell'intervento armato in Siria per non aprire un terzo fronte di guerra in Medio Oriente, Netanyahu (evidentemente con il tacito nulla osta statunintense) rompe gli indugi e bombarda, per la terza volta dall'inizio dell'anno, siti e convogli di missili siriani. L'obiettivo non è certamente la costruzione di una nuova Siria a fianco degli oppositori ad Assad, quanto piuttosto la frantumazione dello stato di Damasco in tanti piccoli unità politiche eterodirette. Un attacco che è solo l'avvisaglia dei futuri conflitti con Iran e Libano, prossimi bersagli predestinati: Ahmadinejad avvisato, Ahmadinejad mezzo salvato? E intanto, se Washington ha deciso di lavorare all'ombra, Bruxelles è invece totalmente assente. E non è una novità.
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