Lotta Europea

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lunedì 21 giugno 2010

L'olocausto palestinese

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Oggi, 21 giugno, i primi camion carichi di beni civili, sono entrati a Gaza, dopo che il governo israeliano ha sollevato il blocco imposto finora. Una bella notizia.
Ma una bella notizia non può cancellare il ricordo dell'embargo imposto alla popolazione palestinese per tre lunghi anni, da quando Hamas ha preso il potere nella Striscia. Il ricordo di un blocco commerciale difeso anche con l'uso della forza e l'intervento dell'esercito, come accaduto poche settimane fa con l'assalto alla Freedom Flotilla, carica di aiuti umanitari. Un operazione militare, più che di polizia: abbordaggio in acque internazionali, uso della marina, 19 morti, arrestati trattati come prigionieri di guerra. Il ricordo del taglio al rifornimento di carubranti e degli ospedali arabi costretti all'uso di generatori elettrici di emergenza.
Una bella notizia non può nascondere i progetti messi in piedi per privare Gaza delle riserve di gas accertate nel 2000 dal Gruppo British Gas nell'off-shore palestinese (Gaza Marine): riserve per un volume di 40 miliardi di metri cubi, tali da soddisfare il fabbisogno della centrale elettrica di Gaza e del dissalatore marino e, al contempo, da conservare un ampio margine destinato all'export.
Una bella notizia non può cancellare l'infamia dell'operazione Piombo Fuso (2008): una campagna militare costata la vita a circa 1300 palestinesi, tra cui più di 900 civili (a fronte dei 10 soldati e 3 civili israeliani morti), nata per neutralizzare Hamas e il suo "pericolosissimo" lancio di razzi Qassam sulle città del sud di Israele, razzi che in otto anni (dal 2001) avevano fatto la bellezza di 15 morti. Un intervento militare condannato anche dall'ONU che ha accusato Tsahal diaver colpito deliberatamente obiettivi civili noti, e di non aver preso tutte le misure necessarie alla protezione di edifici e strutture: una condanna che, nella migliore tradizione onusiana, non avrà alcuna conseguenza penale (sono le parole del Segretario dell'ONU Ban Ki-Moon). Come sempre nessuno farà pagare ad Israele le sue colpe.
Una bella notizia non può nascondere l'ottantina di testate nucleari non dichiarate possedute da Israele, l'unico Paese del Vicino Oriente ad aver sviluppato la tecnologia dell'atomo. Come non può nascondere l'assenza della sua firma in calce al Trattato di Non Prolificazione: un'assenza che rende quantomeno ipocrita la richiesta di fine attività impetrata nei confronti di Teheran. Come non può cancellare l'uso del fosforo bianco e quello delle bombe a grappolo, bandite dalla comunità internazionale ma impiegate da Israele in Libano e a Gaza.
Una bella notizia non può far dimenticare gli accordi non rispettati, i territori occupati, le colonie in Cisgiordania, il divieto al ritorno dei profughi palestinesi nelle case abbandonate, l'erezione del muro di Gerusalemme, la volontà di riconoscere Gerusalemme come capitale indivisa dello stato di Israele, il controllo della politica palestinese mediante la delegittimazione di Hamas e il mancato riconoscimento della sua vittoria alle elezioni parlamentari del 2006.
Una bella notizia non può cancellare l'olocausto palestinese.

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