Lotta Europea

Lotta Europea

venerdì 28 gennaio 2011

Traduzione da "Le testament d'un Européen", di Jean de Brem:
"Sento pesare sulle mie misere spalle il peso smisurato della più gloriosa delle eredità. A me, che non valgo nulla, la civiltà ha fatto un regalo gigantesco: il patrimonio dell'Europa. E' fatto di tesori e ricordi. Ciascuno di noi, credo, à Londra e a Vienna, a Berlino e a Madrid, ad Atene e a Varsavia, a Roma e a Parigi, a Sofia e a Belgrado, deve sentire lo stesso dramma. Ciascuno di noi è l'ultimo degli Europei. Io sono l'erede indegno di una famiglia di giganti. [...] Morirò senza posteri, reso sterile dal nucleare o sgozzato da un fanatico. E i miei fratelli conosceranno la stessa sorte. Giganti ci precedono, eroi e saggi, esploratori della terra ed esploratori dell'anima, Cesari e Antonini, monarchi e capitani, profili severi in vesti liturgiche, belle cortigiane o bruti implacabili. Un corteo di grandi figure, raggianti di splendore e potenza, si sviluppa davanti ai nostri occhi, immenso fardello per noi contemporanei.

[...]

Tacciatemi di romanticismo, cosa importa?!
Per me, il tesoro del mondo è un fanciullo di Vélasquez, un'opera di Wagner o una cattedrale gotica. E' un calvario bretone o una necropoli della Champagne. E' il Romencero del Cid, o il viso dell'Enfant grec di Hugo. Una tomba dell'Hotel des Invalides, o la grande aquila di Schonbrunn, l'Alcazar di Toledo, o il Colosseo di Roma, la torre di Londra, o quella di Galata, il sangue di Budapest o la quadriga orgogliosa della Porta di Brandeburgo, divenuta la frontiera dell'Europa mutilata.
Per tutte queste pietre, per tutte queste aquile e per tutte queste croci, per la memoria dell'eroismo e del genio dei nostri padri, per la nostra terra minacciata di schiavitù e il ricordo di un grande passato, la lotta non sarà mai vana".


Testo originale:
"Je sens peser sur mes épaules misérables le poids démesuré du plus glorieux des héritages. A moi, qui ne suis rien et qui n’apporte rien, la civilisation fait un cadeau gigantesque: le patrimoine de l’Europe. Il est fait de trésors et de souvenirs. Chacun de nous, je crois, à Londres et à Vienne, à Berlin et à Madrid, à Athènes et à Varsovie, à Rome et à Paris, à Sofia et à Belgrade, doit ressentir le même drame. Chacun de nous est le dernier des Européens. Je suis le prince débile issu d’une lignée de colosses. [...] Je mourrai sans postérité, stérilisé par l’atome ou égorgé par un fanatique. Et mes frères auront le même sort. Des géants nous précèdent, des héros et des savants, des explorateurs de la terre et des explorateurs de l’âme, des César et des Antoine, des monarques et des capitaines, des silhouettes sévères en robe de bure, de belles courtisanes ou des brutes implacables. Tout un cortège de grandes figures, resplendissantes de splendeur et de puissance, se déroule à nos yeux, immense fardeau pour nos contemporains.
[...] Taxez-moi de romantisme, qu'importe ! Pour moi, le trésor du monde, c'est une infante de Vélasquez, un opéra de Wagner ou une cathédrale gothique. C'est un calvaire breton ou une nécropole de Champagne. C'est le Romancero du Cid, ou le visage hugolien de "l'enfant grec". C'est un tombeau des Invalides, ou le Grand Aigle de Schönbrunn, l'Alcazar de Tolède, ou le Colisée de Rome, la Tour de Londres, ou celle de Galata, le sang de Budapest ou le quadrige orgueilleux de la Porte de Brandebourg devenue le poste frontière de l'Europe mutilée. Pour toutes ces pierres, pour tous ces aigles et pour toutes ces croix, pour la mémoire de l'héroïsme et du génie de nos pères, pour notre terre menacée d'esclavage et le souvenir d'un grand passé, la lutte ne sera jamais vaine".

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lunedì 24 gennaio 2011

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giovedì 20 gennaio 2011

Ventotto giorni di proteste hanno messo fine alla presidenza di Zin el Abidin Ben Ali, salito al potere a Tunisi nel 1987 con un golpe, appoggiato dal Sismi italiano: già capo dei servizi segreti tunisini, cinque settimane dopo essere stato nominato primo ministro, fece giudicare incapace per senilità Bourguiba e si proclamò presidente al suo posto. L'appoggio italiano all'operazione non piacque molto alla Francia: 24 ore dopo una bomba scoppiò al Faro delle Tremiti.
Ma facciamo un passo indietro, per capire meglio.
Nel 1983 l'ottantenne Bourguiba, presidente della Tunisia, emanò un editto che sancì l'aumento del prezzo dei cereali, causando un moto di piazza che destabilizzò il governo della vicina Algeria: Bourguiba non era più in grado di mantenere la calma nel suo Paese e andava eliminato dalla scena politica. La situazione non migliorò con il passare del tempo, tanto che l'anno successivo il premier algerino Benjedid confidò a Bettino Craxi, allora capo del consiglio di essere intenzionato ad invadere la Tunisia per evitare problemi al gasdotto che, proprio attraverso il territorio tunisino, pompava il metano algerino in Italia. Il premier italiano riuscì a far desistere Benjedid dai suoi intenti e, tornato in Italia, avviò una trattativa con Algeri, tramite il Sismi, nella persona dell'ammiraglio Martini: i due paesi si accordarono per un regime change a Tunisi e riconobbero in Ben Ali l'uomo su cui puntare. Martini volò anche a Parigi ad informare e trattare con i vertici della DGSE (i servizi segreti), i quali pretendavo di mantenere ancora un certo controllo suggli affari dell'Algeria, sua ex-colonia. A Parigi però non furono entusiasti delle mosse e dell'intraprendenza italiana: anch'essi convinti che fosse il momento di destituire Bourguiba, avevano però altri nomi su cui puntare.
Ciò nonostante Ben Ali riuscì a farsi proclamare nuovo presidente. E il giorno successivo, come già detto, alle isole Tremiti scoppiò una bomba, piazzata da due svizzeri. All'inizio si credette fosse opera di Gheddafi, che rivendicava le isole come indennizzo per il colionalismo italiano. Fu il Corriere della Sera, nel 1996, ad ipotizzare una vendetta-avvertimento di Parigi: una tesi confermata dallo stesso Martini nel 1999 in un suo libro di memorie.
Comunque siano andate realmente le cose, l'ennesimo mistero italiano. Le stesse ombre che avvolgono altre bombe e altre stragi.
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