Diciamolo apertamente: noi non crediamo alla teoria dello
“Scontro di Civiltà”, professata da un certo tipo di intellighenzia
guerrafondaia, impartita a suon di propaganda nelle menti fragili e malleabili
dell’uomo moderno e divenuta un dogma, un’ideologia incontrovertibile. Non
sosteniamo la tesi secondo la quale le tensioni del nostro tempo sono dovute ad
un conflitto epocale tra Occidente e Oriente, tra Cristianesimo e Islam, tra
Democrazia e Terrorismo. Riteniamo piuttosto che questi elementi, invece che
collidere e combattersi, siano intrecciati a filo doppio in una strategia
studiata a tavolino e tesa alla creazione di un Caos su scala mondiale dal
quale trarre beneficio.
Siamo giunti alle fasi finali di questo processo di guerra in
nome del “Divide et Impera”, di cui l’attentato dell’11 Settembre ha segnato il
punto di partenza. Allora lo spauracchio rappresentato dal Terrorismo islamico
aveva un nome, una sigla che indicava il Male all’ennesima potenza: Al Qaeda,
organizzazione terroristica creata e voluta, sul finire degli anni settanta,
dagli Stati Uniti, ai quali serviva una forza da armare per contrastare i
sovietici che avevano occupato l’Afghanistan. Non fu che l’inizio e da allora
si sviluppò un proficuo rapporto, coltivato con la mediazione degli emiri
sauditi e di Israele, che nel tempo porterà alla nascita, tra le tante, di una
“cordiale amicizia” tra Osama Bin Laden e la famiglia Bush che si incrinerà improvvisamente
alla fine del XX secolo e porterà agli attacchi alle Torri Gemelle ed al
Pentagono. In questa occasione l’America si sentì colpita al cuore e di fronte ad
una simile tragedia non poté che reagire dichiarando guerra totale ad una certa
fetta di mondo.
La tesi del false flag, ovvero di un attentato fabbricato in
casa propria per partorire un pretesto che servisse ad entrare in una nuova
fase bellica, prese corpo fin da subito: inizialmente tacciata di follia
complottista, questa idea ha pian piano assunto consistenza e credibilità.
Poco prima dell’11 Settembre i neocon repubblicani – tra i
quali ricordiamo i nomi di Donald Rumsfield e di Paul Wolfowitz – stilarono un
documento in cui si sottolineava l’esigenza di un attentato su suolo americano utile
alla nuova strategia: prese il nome di “Project for the New American Century”
ed auspicava apertamente “una nuova Pearl Harbor”. Non un riferimento casuale: i
piani del famoso attacco giapponese alla flotta americana nel Pacifico, che
causò perdite gravissime, furono scoperti con largo anticipo dall’intelligence
militare dello Zio Sam, che lasciò comunque che l’incursione nipponica avvenisse,
per avere il pretesto ideale per entrare in guerra. Stranamente nel 2001
accadde proprio quello che auspicavano Rumsfield & Co, e a metterlo in atto
furono dei pericolosissimi terroristi islamici, ex amici degli Usa, addestrati
ed armati, fino a poco tempo prima dalla CIA. Sarà malafede, ma noi non
crediamo a questo tipo di coincidenze.
Il piano poteva quindi avere inizio: l’obiettivo primario
era prendere possesso di determinate aree strategicamente, geopoliticamente ed
economicamente fondamentali. Gestire gran parte dei pozzi petroliferi mondiali,
dividere e disarticolare per linee etniche e religiose gli Stati Islamici più
importanti: progetto neanche troppo originale, comparso nel 1992 sulla rivista
israeliana Kivunim.
Con la scusa di dare la caccia a Bin Laden gli americani ed
i loro alleati accendono focolai di guerra in ogni angolo del mondo, finanziano
ed armano “ribelli” contro regimi laici che fino a quel momento avevano
garantito una vita più che dignitosa al proprio popolo, ordinano e mettono in
pratica “primavere arabe” e “rivoluzioni colorate”. Per cacciare i talebani,
distruggono l’Afghanistan e si appropriano dei campi di oppio. Per debellare il
pericolo delle armi di distruzione di massa, rivelatosi poi una fandonia
colossale, attaccano e radono al suolo l’Iraq, per poi giustiziare Saddam
Hussein. Successivamente è il turno della Libia e di Gheddafi. Attualmente questi
paesi sono nel Caos più totale, lasciati nelle mani di bande di criminali al
soldo di Washington e soci. Ci hanno provato anche in Libano, Iran e Siria, su
ordine di Israele, l’unica democrazia del Medioriente, e col supporto
fondamentale degli sceicchi: solo una forte opposizione dei governi e dei
popoli sotto attacco ha evitato ulteriori sciagure. Senza dimenticare la Striscia
di Gaza, scenario dell’atroce genocidio del popolo palestinese, anche questo
praticato col pretesto ed in nome di un’improbabile autodifesa dai razzetti di
Hamas.
Dopo più di un decennio di orrori e fallimenti militari,
nonostante tutto, fanno ancora leva sul terrorismo islamico, come generatore di
tensioni e paure collettive: esaurito Al Qaeda, dopo la presunta morte del
presunto Bin Laden, bisognava pensare a un nuovo nemico, ed ecco salire alla
ribalta mondiale l’ISIS, un accozzaglia di sgozzatori urlanti, guidati dal
nuovo Osama, Al Baghdadi, autoproclamatosi Califfo, e sospettato di essere un
agente israeliano. Neanche a dirlo, queste orde assetate di sangue, improvvisamente
divenute nemiche dell’America e del mondo libero e democratico, fino a poco
tempo fa erano addestrate da CIA e Mossad in appositi campi militari, armate di
tutto punto e lanciate in uno scenario complesso come quello siriano, dove avevano
il compito di ribaltare con la forza il governo laico di Assad. Ora che sono
passati tra i “cattivi” li bombardano, guarda caso proprio su territorio
siriano: che abbiano trovato il modo per attaccare i punti nevralgici di uno
Stato che fino ad ora ha dato loro filo da torcere? Poco prima, per non farsi
mancare nulla, hanno dato un’altra rastrellata in Iraq, con la scusa di
proteggere le minoranze cristiane e gli yazidi curdi, di cui non si erano mai
preoccupati prima.
E così torniamo all’assunto iniziale.
Non è in corso una guerra santa e non siamo attaccati e
minacciati dall’Islam tutto, ma da un certo Islam: quello plasmato e manipolato
dalla premiata ditta Usa-Israele-Arabia Saudita, specializzato in decapitazioni
cinematografiche, stile hollywoodiano, praticate da boia dall’accento inglese.
Quello composto da fanatici sunniti, in particolar modo da wahabiti ed altre
derivazioni deviate del sunnismo: è questo il tipo di Islam che stanno usando
per terrorizzare le vite borghesi degli occidentali e degli europei in
particolare.
Nella stessa direzione viaggia la demonizzazione della
Russia: hanno scelto, loro per noi, che Putin rappresenta un male da debellare,
un ennesimo tiranno da ribaltare. La Russia è un altro paese sovrano che
vorrebbero smantellare e frazionare in etnie (non riescono ad essere originali)
perché rappresenta uno Stato forte, in grande ascesa, in grado di imporsi senza
scendere a patti. Putin si sta dimostrando, ogni giorno che passa, uno statista
serio e coscienzioso, che ha a cuore gli equilibri geopolitici e sociali e la
stabilità mondiale. Un uomo che ha già inferto loro dure sconfitte diplomatiche,
tra le quali spicca la brillante mediazione nella questione siriana grazie alla
quale è stata evitata una guerra certa. Un capo di stato attento a
salvaguardare le tradizioni e l’identità del suo popolo, pronto a battersi
duramente contro la deriva morale e culturale in cui hanno catapultato il mondo
intero. Non possono permetterlo, e così nel corso dell’ultimo periodo hanno
alimentato il terrorismo ceceno, fomentato l’indipendenza delle repubbliche ex sovietiche,
aizzato la Georgia, organizzato le rivoluzioni colorate, finanziato la rivolta
ucraina e armato il popolo di Piazza Maidan. Hanno piazzato batterie di missili
che puntano Mosca e hanno imposto sanzioni economiche. In pratica deciso che la
Russia va isolata, politicamente e strategicamente, perché non si piega alla
loro idea di nuovo assetto mondiale. Il martellamento mediatico rispolvera
termini da guerra fredda e ci impone una visione vecchia di decenni e decenni:
la Russia fa parte dell’asse del Male e gli Usa difendono gli interessi del
mondo libero.
E l’Europa cosa fa? Che domande! Quello che gli riesce
meglio da 70 anni a questa parte: servire i propri padroni. Offre basi,
partecipa a guerre non sue, avalla bombardamenti, appoggia sanzioni economiche
andando contro i propri interessi, attua politiche dettate dagli uffici di
Washington e Tel Aviv, viene spolpata dalle iene del FMI e dagli sciacalli
della BCE. Senza fiatare. E gli europei non si accorgono di nulla, troppo
impegnati ad avere paura dei terroristi islamici che minacciano di occupare le
nostre capitali e di punire gli infedeli sgozzando gli uomini e violentando le
donne.
Ma state sereni, dormite sonni tranquilli, ci pensano gli
Stati Uniti, Israele & soci, insomma i Buoni, a difenderci dai terroristi
musulmani cattivi.
Li hanno creati apposta.
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