Negli ultimi mesi, l’oceano che separa gli Stati Uniti dalla Russia si è espanso e raffreddato.
Alle già note discussioni sullo scudo missilistico USA e sulle relazioni di Mosca con Damasco e Teheran, si sono aggiunte le accuse della Clinton che, senza aspettare il report degli inviati, ha denunciato i presunti brogli nelle elezioni legislative del 4 dicembre scorso, svolte senza "libertà e correttezza". Strani brogli, se il partito di Putin è sceso quasi del 15% rispetto al 2007, racimolando meno voti di quelli previsti: un risultato che ha fatto parlare i media di tramonto dell'era Putin, nonostante il suo 49,6% (numeri ben lontani da quelli dei partiti nostranti). A preoccupare il Cremlino sono le migliaia di persone scese in piazza, contro la "dittatura" di Putin, sostenute pubblicamente da Hilary Clinton: "gli Stati Uniti sostengono i diritti e le aspirazioni del popolo russo e vogliano aiutarli a realizzare un futuro migliore''. Come nei paesi della Primavera Araba. Come nei paesi delle Rivoluzioni Colorate.
Sarà la Rivoluzione Bianca?
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