Il 26 ottobre scorso il Parlamento georgiano ha ratificato la nomina del nuovo presidente del Consiglio, il magnate e imprenditore Bidzina Ivanishvili, vincitore delle elezioni tenutesi il 1 ottobre: un vero e proprio burattino nelle mani degli Stati Uniti, che ha subito annunciato che il suo governo “svilupperà le istituzioni democratiche e stabilirà la legge del diritto” e che il suo primo viaggio internazionale sarà a Washington. Le parole d'ordine con cui ogni governo filooccidentale si presenta agli occhi del pubblico occidentale e dei salotti buoni da vent'anni a questa parte, contro il "tiranno" Putin e la sua "feroce dittatura". Intanto la Clinton si è precipitata al telefono per congratularsi di persona e per discutere "il futuro della cooperazione tra Georgia e Stati Uniti.E' dai tempi della Rivoluzione delle Rose che Tbilisi ha voltato le spalle a Mosca per abbracciare il capitalismo occidentale e gonfiare i propri fatturati e le proprie casse di dollari: un duro colpo alla Russia che si è trovata così isolata rispetto all'Europa, tagliata fuori dalle rotte energetiche grazie alla costruzione dell'ormai famigerato oleodotto TBC, che attraversa lo stato caucasico.
Un altro punto a favore degli U.S.A.

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