Fin qui notizie positive, se non per un piccolo, grande dettaglio: la manovra è subordinata alla concessione, da parte dei sindacati e degli operai, di diciotto turni settimanali e di maggiore flessibilità. Peccato che nella fabbrica campana si lavori già anche la domenica mattina...
Apparentemente, i numeri stanno dalla parte di Marchionne: nel 2009, i 21900 dipendenti italiani hanno prodotto 600mila vetture, nello stesso tempo in cui i 6500 operai polacchi dello stabilimento di Tichy producevano 605mila veicoli (Panda, 500 e, per conto della Ford, Ka). Ma cosa nascondono in realtà queste cifre?
In Polonia si lavora su tre turni per 6 giorni alla settimana, solo una parte dei lavoratori è assunto con contratto a tempo indeterminato, lo stipendio medio si aggira sui 400/500 € mensili. In Brasile le cose vanno ancora peggio: a Betim, i 12300 operai (il numero è frutto di una media, dato che varia in continuazione per le entrate e le uscite di lavoratori secondo l'andamento della domanda) hanno prodotto, sempre nel 2009, ben 736mila veicoli, lavorando 44 ore alla ssettimana, per 850 € mensili (neanche 5 € all'ora). A Krgujevac, in Serbia, nel 2011, secondo i programmi, 2500 operai produranno 200mila macchine, per 400 € a mese.
Sono questi i frutti della delocalizzazione delle industrie.
Sono questi gli standard salariali che si vogliono importare in Italia?
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