Mentre le Borse europee calano in seguito al declassamento della Grecia da parte delle agenzie di rating (vale a dire società, come la Standard &Poor’s che letteralmente danno i voti a titoli obbligazionari e imprese in base al rischio di investimento), Wall Street, pur tra alti e bassi, è, da due mesi a questa parte, in attivo. E la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, conferma la propria politica monetaria estremamente espansiva, ritenendo evidentemente ininfluenti le future ricadute negative di un’eventuale bancarotta di Atene.
Una crisi del debito di portata europea non può che rallegrare gli operatori finanziari americani: essa infatti spingerà inevitabilmente i capitali europei a lasciare il Vecchio Continente e a ripararsi nei più sicuri mercati di oltre oceano.
Ma non è tutto. In un momento in cui si mette in discussione perfino il progetto originario della moneta unica europea, il dollaro non può che rafforzarsi: certo, questo significherà meno esportazione in Europa, ma coloro che detengono ricchezze in euro, convertiranno ben presto il proprio capitale in dollari, frustando le aspirazioni dell’euro a divenire la moneta di riferimento nelle transazioni internazionali.
E l’altra potenza mondiale, la Cina, guadagna o perde dalla crisi di Atene? La risposta è presto detta: lo spettro di futuri default metterà a tacere le pressanti richieste sulle autorità di Pechino di rivalutare lo Yuan. E intanto le banche cinesi cedono le proprie quote del debito di Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo.
Una crisi del debito di portata europea non può che rallegrare gli operatori finanziari americani: essa infatti spingerà inevitabilmente i capitali europei a lasciare il Vecchio Continente e a ripararsi nei più sicuri mercati di oltre oceano.
Ma non è tutto. In un momento in cui si mette in discussione perfino il progetto originario della moneta unica europea, il dollaro non può che rafforzarsi: certo, questo significherà meno esportazione in Europa, ma coloro che detengono ricchezze in euro, convertiranno ben presto il proprio capitale in dollari, frustando le aspirazioni dell’euro a divenire la moneta di riferimento nelle transazioni internazionali.
E l’altra potenza mondiale, la Cina, guadagna o perde dalla crisi di Atene? La risposta è presto detta: lo spettro di futuri default metterà a tacere le pressanti richieste sulle autorità di Pechino di rivalutare lo Yuan. E intanto le banche cinesi cedono le proprie quote del debito di Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo.
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