Mentre Obama continua di volta in volta ad allontanare la red line dell'intervento armato in Siria per non aprire un terzo fronte di guerra in Medio Oriente, Netanyahu (evidentemente con il tacito nulla osta statunintense) rompe gli indugi e bombarda, per la terza volta dall'inizio dell'anno, siti e convogli di missili siriani. L'obiettivo non è certamente la costruzione di una nuova Siria a fianco degli oppositori ad Assad, quanto piuttosto la frantumazione dello stato di Damasco in tanti piccoli unità politiche eterodirette. Un attacco che è solo l'avvisaglia dei futuri conflitti con Iran e Libano, prossimi bersagli predestinati: Ahmadinejad avvisato, Ahmadinejad mezzo salvato?
E intanto, se Washington ha deciso di lavorare all'ombra, Bruxelles è invece totalmente assente. E non è una novità.
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