Tra qualche giorno i canali televisivi nazionali siriani saranno sostituiti da programmazioni create appositamente dalla CIA: la lega Araba ha infatti chiesto ufficialmente agli operatori satellitari "Arabsat" e "Nilesat" di interrompere la ritrasmissione dei media Siriani, pubblici e privati (Syria TV, al-Ekhariya, ad Dunya, Cham TV ecc.).
Un'operazione molto simile a quanto già accaduto in Libia, dove la censura televisiva aveva evitato che i leader libici potessero comunicare con il proprio popolo. La differenza è che questa volta in Siria gli schermi non saranno semplicemente oscurati, ma diffonderanno unicamente immagini di propaganda anti-Assad e informazioni false e tendenziose, mettendo preventivamente a tacere qualsiasi tentativo di smentita da parte del governo. L'obiettivo è chiaro: preparare un colpo di stato.
Un'operazione telecomandata (è il caso di dirlo) da Ben Rhodes, vice-consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che ha premuto sull'acceleratore dopo che il presidente russo Putin ha minacciato una forte opposizione a qualsiasi intervento militare: al possibile e probabile doppio veto russo e cinese in sede si autorizzazione ONU all'intervento, Washington risponde aggirando l'ostacolo ed agendo, silenziosamente ma apertamente, per la destabilizzazione del paese dall'interno.
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